Tornare in Campo Post-Lockdown: lo Sport come Palestra di Vita
Camminando per le strade delle nostre città sembra quasi che il periodo di quarantena sia solo un lontano ricordo. La sensazione di costrizione e isolamento, le lunghe videochiamate con gli amici e le uscite di casa accompagnate da un senso di straniamento, sembrano appartenere al passato.
Ma come adulti è lecito domandarci quali siano le implicazioni a lungo termine di ciò che stiamo vivendo:
- come sarà il rientro allo sport e alla socialità dei nostri ragazzi?
- cosa possiamo fare per renderlo il più sereno possibile?
La Risposta allo Stress
Per dare risposte a queste domande è necessario soffermarci sui cambiamenti che abbiamo vissuto in questi mesi.
I ragazzi sono passati dal destreggiarsi tra impegni scolastici e sportivi condividendo le giornate con i compagni, al veder drasticamente limitata la propria libertà di movimento e di socializzazione, trasferendo buona parte delle proprie attività online.
Ognuno ha vissuto la quarantena in modo personale a seconda delle probabilità di contagio e delle condizioni abitative e familiari. Anche per chi non è venuto a contatto diretto con il COVID-19, la minaccia del contagio era visibile nelle strade vuote e nella sovraesposizione alle informazioni dei media.
Ricordando quel periodo possiamo riconoscere di aver provato sintomi somatici come: cefalea, disturbi gastrointestinali, disturbi del sonno, stanchezza e poca energia, tachicardia, bocca secca, dolori al collo o alla schiena.
Molti di noi ricordano anche sintomi psicologici come: ansia, irritabilità, tensione e instabilità emotiva, senso di frustrazione, incapacità di concentrarsi, sentimento di fallimento e desiderio di solitudine.
Possiamo leggere l’esperienza che tutti noi abbiamo vissuto attraverso il concetto di stress.
Lo stress è il meccanismo biologico di cui gli esseri umani sono dotati per rispondere in modo adattivo a qualsiasi richiesta proviene dall’ambiente: è uno stato di iperattivazione fisiologica e psicologica che ci permette di fornire risposte adeguate agli stimoli.
Nel tempo abbiamo imparato ad associare lo stress a una condizione negativa che comporta una stimolazione eccessiva per l’individuo, ovvero il distress.
Ma non tutte le esperienze stressanti sono dannose, si parla anche di stress buono o eustress, cioè una condizione di attivazione che ci aiuta a sviluppare competenze individuali.
Uno dei fattori più importanti che determina la risposta allo stress è la nostra percezione di possedere o meno la capacità di gestire la situazione considerando le risorse a nostra disposizione:
- quanto sarà difficile?
- ho le abilità necessarie?
- posso chiedere aiuto a qualcuno?
Se riteniamo di non possedere le capacità necessarie, la risposta allo stress si manifesta nei sintomi che fisiologici e psicologici di esaurimento delle energie che conosciamo spingendoci alla risposta di attacco/fuga.
Se, al contrario, riteniamo di possedere le risorse per fronteggiare la situazione, la risposta allo stress si traduce in una risposta di sfida fornendoci energia che ci rende più attenti e ci prepara all’azione.
Il paradosso dello stress
Anche se preferiremmo avere una vita meno stressante, sono i periodi difficili a determinare la crescita.
Quando siamo impegnati nel raggiungere obiettivi significativi, lo stress sembra inevitabile.
Matrimonio e nascita di un figlio sono esempi di eventi stressanti tipici della vita delle persone che però rendono più felici. Infatti, se da un lato tali cambiamenti comportano un aumento degli impegni quotidiani, dall’altro ci tengono ingaggiati in attività per noi altamente significative. Pensiamo solo al fatto che una drastica riduzione degli impegni legata al pensionamento può aumentare del 40% il rischio di sviluppare un quadro di depressione.
Quindi, più che cercare di ridurre i “fastidi” quotidiani, dovremmo chiederci come sono legati ai nostri valori e come ci possono aiutare a riconsiderare le nostre priorità.
4 fattori individuali per allenare la resilienza
Come far in modo che le esperienze stressanti dei mesi passati diventino occasione di crescita? Come trasformare una minaccia in una sfida?
Non è un caso che lo sport sia considerato una “palestra di vita”. Infatti è proprio nel contesto sportivo che vengono sviluppati i principali fattori individuali associati alla resilienza:
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Competenza sociale
Lo sport promuove la socialità e la condivisione. Sport significa essere squadra, sentirsi parte di qualcosa di più grande. Anche negli sport individuali la dimensione del gruppo è importante e può influenzare la soddisfazione con cui i ragazzi escono dagli allenamenti. Imparare a comunicare, a mettersi nei panni degli altri e a creare amicizie intime sono aspetti centrali nell’affrontare esperienze difficili.
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Problem-solving
Per sua natura il contesto sportivo mette di fronte ai ragazzi nuove situazioni in cui adoperarsi per trovare soluzioni creative. In particolare negli sport di situazione, i ragazzi imparano a interpretare il gioco pensando con la propria testa, mettendo da parte la paura di sbagliare per concentrarsi sul raggiungimento di soluzioni efficaci. Flessibilità cognitiva e pensiero divergente aiutano in molte situazioni di vita.
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Autonomia personale
Lo sport può diventare lo strumento d’eccellenza per promuovere l’autoefficacia dei ragazzi, cioè la percezione di avere le abilità per gestire una specifica situazione. La somma di esperienze di autoefficacia va poi a costruire una buona autostima, fondamentale sia dentro che fuori dal campo. Avere un’immagine positiva di sé aiuta a ritenere che le proprie azioni siano efficaci nell’influenzare l’ambiente.
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Senso del futuro
I progressi ottenuti in seguito all’allenamento e l’esperienza di sconfitte e battute d’arresto vissute non come fatali, ma come parte del processo di crescita, sono importanti nello sviluppo di aspettative positive verso il futuro. Lo sport è l’ambiente in cui l’apprendimento costante insieme ai compagni, aiuta i ragazzi a comprendere come le proprie capacità possano essere allenate e, con pazienza, gli obiettivi personali possano essere raggiunti. La qualità dell’adattamento dopo esperienze stressanti sembra dipendere anche dalla percezione di controllo che si ha sulla propria vita e sul proprio ambiente.
Indicazioni pratiche
La peculiarità della situazione appena vissuta, è che ha riguardato sia ragazzi sia adulti, facendoci sentire più uniti in un contesto di incertezza condiviso.
Proprio per questo la nostra capacità di essere adulti di riferimento sicuri è inevitabilmente legata alla capacità che abbiamo noi per primi di ascoltare i nostri bisogni e prendercene cura.
Ecco alcuni suggerimenti per facilitare il ritorno in campo dei ragazzi.
Strategie INTRApersonali:
- Accogliere le proprie emozioni e i propri vissuti. Ogni esperienza umana ha un valore e un significato. Per dare sicurezza ai ragazzi è importante essere consapevoli di come si sta, ascoltandosi, prendendosi cura di sé stessi e chiedendo una mano.
- Accettare che il cambiamento è parte integrante di tutta la vita. Non possiamo sempre controllare le situazioni difficili, ma possiamo scegliere come rispondervi.
- Riscoprire le proprie risorse. Riflettere su cosa ci ha aiutato a superare il lockdown e in che modo ci ha resi più forti.
Strategie INTERpersonali:
- Aiutare i ragazzi a trovare un significato al distanziamento, al termine precoce di allenamenti e competizioni. Comunicare il messaggio che si può essere vicini socialmente anche mantenendo le distanze fisicamente.
- Riconoscere le risorse che i ragazzi hanno attivato, in modo da dargli un senso di controllo personale sulla situazione nonostante persistano fattori di incertezza.
- Sottolineare l’importanza di fare squadra. Vivere esperienze difficili ma sapere di condividerle con compagni, allenatori e genitori restituisce la sensazione di non essere soli e aiuta a comunicare i propri vissuti e a scoprire nuove risorse.
BIBLIOGRAFIA
Inguglia, C., & Lo Coco, A. (2013). Resilienza e vulnerabilità psicologica nel corso dello sviluppo.
McGonigal, K. (2018). Il lato positivo dello stress: perchè lo stress fa bene e come sfruttarlo al meglio. Giunti.
Ripamonti, C. A., & Clerici, C. A. (2008). Psicologia e salute: introduzione alla psicologia clinica in ambito sanitario. Il mulino.